Monviso
| Home | Escursioni |
| Ghiacciai | Laghi alpini | Le sorgenti | La torbiera | La salamandra | Lo stambecco | Il PO torrente | Il Po fiume |
Il Monviso, con i suoi 3.841 metri di altezza sul livello del mare, si staglia sull’orizzonte delle Alpi Cozie "Il RE di Pietra". La conformazione litologica e la complessa vicenda geologica della sua formazione hanno coronato di bellissime cime, questo gigante.
Sopra l’abitato di Crissolo si gode uno spettacolo di vette e pareti rocciose oltre i 3000 m di quota, che si susseguono, spezzate dalla gigantesca sagoma del Monviso, da cui si dipartono tre principali giogaie.A Nord-Nord Ovest inizia la catena più imponente, sino al Monte Granero: nomi quali il Visolotto (3348 m), Punta Gastaldi (3214 m), Punta Roma (3070 m), Punta Udine (3022 m), Punta Venezia (3095 m), il Colle delle Traversette con il sottostante Buco di Viso evocano intense pagine di storia alpina ed alpinistica.
Dal versante Sud – Sud Est inizia un crinale che tocca le sue maggiori quote nelle Punte Sella (3443 m), Barracco (3237 m), Piemonte (3109 m), Michelis (3154 m) biforcandosi poi verso la Punta Trento (2970 m) e verso la Punta Dante (3166 m) e le Rocce Meano (3060 m).Sul versante della Valle Varaita, dalla cima verso Sud-Ovest, incontriamo l’imponente Viso di Vallanta (3781 m), le Punte Corsica (3443 m) e Caprera (3387m) e le Rocce di Viso (3176 m).Altri rilievi degni di nota nell’area sono il Viso Mozzo (3019 m), dall’inconfondibile sagoma, le cime della vallata delle Bigorie (fra cui il Testa Rossa e la Punta Murel) e la Sea Bianca (2721 m).
La formazione
degli attuali ghiacciai risale all’epoca quaternaria, al periodo pleistocenico,
quando si susseguirono alcuni grandi cicli di raffreddamento climatico.
Il progressivo aumento delle temperature, iniziato circa 18.000 anni fa, provocò
la ritirata delle grandi masse di ghiaccio, le quali abbandonarono le pianure
e gli sbocchi vallivi sino ad attestarsi in aree d’alta quota.
Il gruppo del Monviso ospita
undici piccoli ghiacciai, di cui la maggior parte si trova sul versante della
Valle Varaita, sono alimentati prevalentemente da valanghe, ricoperti da detriti
e sono sopra i 3000 metri (s.l.m.)
L’esposizione e l’inclinazione dei versanti sono fra i principali fattori che
condizionano la distribuzione dei ghiacciai: in alcuni punti essi si originano
a quote relativamente basse, mentre in altri si innalzano dai 3500 ai 3650 metri
s.l.m., come nel caso del Vallanta Superiore.
Incastonati sui
versanti del Monviso, all’interno del Parco del Po Cuneese si trovano numerosi
laghi alpini: dal Lago Fiorenza (2113 m), appena sopra il Pian del Re, ai Laghi
Superiore e Lausetto (2310 e 2330 m.), dal Lago Chiaretto (2260 m) al lago Grande
di Viso (2600 m) ad altri minori.
Questi specchi d’acqua con i loro piccoli immissari ed emissari rappresentano
una grande ricchezza biologica, poiché ospitano ecosistemi singolari e interessanti.
A dispetto dell’estrema povertà di risorse ambientali esistono infatti numerose
forme di vita specializzate in grado di sopravvivere e colonizzare questi
luoghi.
Le piante acquatiche sono pressoché assenti, penalizzate dalla durata e dal
rigore del periodo invernale e dalla carenza di nutrienti, mentre si riscontrano
in abbondanza organismi vegetali più semplici.Numerose forme algali popolano
i diversi strati d’acqua, costituendo il vero e proprio motore biologico del
lago.
Piccoli crostacei, molluschi, anellidi ed insetti abitano queste acque.
Le poche specie di pesci presenti sono la trota fario, la trota iridea, la
sanguinerola ed in misura minore lo scazzone ed il salmerino alpino.
Nella testata
della Valle Po vi è un’area di straordinario interesse naturalistico ed ambientale:
il Pian del Re, conca di origine glaciale sita a 2020 metri s.l.m.
E’ qui che numerose sorgenti, alimentate dai ghiacci del Monviso, si raccolgono
in un piccolo torrente che tra massi e rocce si avvia freneticamente verso la
pianura.
Sin dai tempi di Pomponio Mela e Plinio il Vecchio quest’area venne indicata
come la sorgente del Po: il grande fiume non poteva che scaturire dalla montagna
più maestosa, il Monviso.
L’ambiente delle sorgenti presenta caratteristiche peculiari ed è popolato da
organismi specializzati alla vita nelle acque fredde, veloci e povere di nutrienti.
Sotto i massi e nella vegetazione trovano rifugio insetti, piccoli crostacei,
molluschi e molti altri organismi.
Scendendo verso valle, il Po riceve numerosi piccoli affluenti così che in breve
acquista dimensioni e fisionomia di torrente alpino.
Nella conca del Pian del
Re l’acqua di alcune sorgenti incontra il piano, rallenta e ristagna originando
la torbiera, un’area umida di notevole interesse sia per le sue caratteristiche
botaniche e faunistiche che per le sue dimensioni.
Questo ecosistema costituisce un tesoro di diversità biologica, ospitando
associazioni vegetali altrove introvabili, relitti glaciali e preziose particolarità
faunistiche.
L’abbondanza d’acqua rende la torbiera un sito ideale per la vita e la riproduzione
di moltissimi animali.
Questo delicato equilibrio è minacciato attualmente dal notevole afflusso turistico
estivo alle sorgenti del Po, che ha avuto come conseguenza l’insabbiamento di
alcune aree per la creazione di parcheggi. ed il generale eccessivo calpestio
dell’area umida.
La salamandra
alpina di Lanza costituisce una delle più importanti e recenti scoperte zoologiche
italiane, descritta solo nel 1988 da alcuni ricercatori (Nascetti et al, 1988),
distinta dalla più diffusa Salamandra atra.
Estremamente adattata all’ambiente montano, la salamandra di Lanza trascorre
il lungo periodo invernale in ibernazione, trovando rifugio in fenditure del
terreno oppure sotto rocce e massi al riparo dalle condizioni atmosferiche
avverse.
Questo interessante anfibio (protetto a livello comunitario) è uno dei gioielli
del Parco del Po Cuneese, presente in alcune località umide dai 1500 ai 2000
metri, e popola con una numerosa colonia la torbiera del Pian del Re ed alcune
zone limitrofe, come i versanti rocciosi del Lago Fiorenza.
Animale inconfondibile
ed imponente, lo Stambecco è nuovamente presente, grazie ad una attenta opera
di reintroduzione, con una consistente popolazione all’interno del Parco del
Po Cuneese.
Questo grosso caprino, che può raggiungere nel maschio l'altezza di un metro
al garrese e superare i 100 chili di peso, specialista della vita in alta
montagna, è uno degli animali simbolo del Parco.
Il Po, il maggiore fiume d’Italia, nasce sopra Crissolo, a Pian del Re, ai piedi del Monviso.
Dopo un breve tratto, ricevuto il primo affluente che scende dal Lago Fiorenza, si butta da una parete rocciosa in una cascata, l’unica sul suo cammino verso est.Il corso prosegue quindi in un ambiente di prateria alpina, ampie pareti rocciose ai lati, subito aperte, verso destra, dal Vallone dei Quarti, dal quale giunge il secondo affluente.Ai lati del fiume grandi massi ed immensi depositi detritici testimoniano la storia geologica della Valle, il lavorio dei ghiacciai e quello successivo delle acque.
Concluso
a valle di Pian Melzè lo spazio della prateria
alpina, il fiume riprende a scendere verso Crissolo. Le aumentate pendenze
accrescono l’energia delle acque e numerosi massi affiancano il corso, intervallati
da brevi spazi quasi pianeggianti, segno di antiche frane. Le rive, specie
quella destra, sono ricoperte da boschi a preminenza di Larice. Superato Crissolo
il paesaggio muta nuovamente, la valle si fa stretta, le rive incombono
sull’acqua e nei boschi, scomparsi i Larici, appaiono le latifoglie. Notevole
la faggeta sulla destra orografica.
E’ qui che improvvisamente il Po appare secco.
Il terreno, massi e rocce depositati alla rinfusa, lascia ampie vie di fuga all’acqua, che poco dopo ricompare, filtrando dai sassi e rafforzandosi grazie a numerose sorgenti sotterranee.E’ come se alle porte di Crissolo il Po rinascesse.
Alcuni chilometri più in basso, al ponte per Oncino, l’acqua corre sulla viva roccia, i massi del letto, caduti dalle pareti circostanti, hanno dimensioni gigantesche. L’ambiente, difficilmente accessibile, ha mantenuto caratteristiche di selvaggia bellezza. Qui il Po si arricchisce delle acque del torrente Lenta.
A Paesana, nei pressi dell’abitato di Calcinere Superiore, nel volgere di pochi chilometri, il Po ha colmato buona parte del dislivello che lo separa dalla pianura. Il corso, nuovamente ricco d’acqua, si snoda con maggiore tranquillità, indugiando in ampie buche e laghetti, regno delle Trote, del Merlo acquaiolo e di un’infinità di macroinvertebreati acquatici.
L’acqua è limpida, ma il fondo presenta una coltre marrone, fenomeno nuovo nella storia del fiume. Si tratta di una sorta di mucillagine, frutto di vegetali acquatici e delle loro parti in decomposizione, sconosciuta fino a qualche decennio or sono, indice dell’aumentata temperatura delle acque e dell’ambiente in generale.
A valle di Paesana
l’acqua scarseggia nuovamente.E’
l’effetto di una nuova captazione idroelettrica, a Calcinere Inferiore, e questa
volta il fiume non rinasce più, tanto che nei sottostanti comuni di Sanfront
e Revello il corso appare spesso in secca.Si è parlato al proposito di
"fenomeno carsico".E’ più corretto osservare quanto accade lungo il fiume. Da
Revello in poi, se da una parte cessa l’uso idroelettrico delle acque, dall’altro
subentra un massiccio uso irriguo, con deviazioni che portano l’acqua lontano.
Quella di Sanfront nei pressi del ponte verso Rifreddo, devia l’acqua a confluire
addirittura nel Ghiandone; tornerà nel suo
letto naturale a Cardè, in aperta pianura.
Quel che resta del fiume, prossimo allo sbocco della valle, è caratterizzato da ghiareti e distese di sabbia. L’acqua vi manca per mesi, salvo tornare improvvisa nel corso di piene ed alluvioni a ricordare che quella è la casa del fiume e che non è opportuno occuparla e fermare la "fabbrica della pianura". Perché è il fiume il vero motore della pianura.L’andamento dell’acqua nelle zone pianeggianti non è rettilineo. Il fiume si muove a curve, all’esterno delle quali scava ed all’interno riporta terreno. E’ così che è nata la pianura, dal riporto di materiale prelevato a monte, è così che si rinnova la Natura, perché dove il fiume, all’interno della curva, deposita materiale, tutto ricomincia, a partire dalla Saliceta per giungere al bosco di Querce che attende la successiva alluvione, ad intervalli secolari, millenari.
A
Saluzzo ai ghiareti si affiancano le Salicete, sia pure ridotte e schiacciate
dall’invadenza delle Robinie pseudoacacie, specie invasiva alloctona introdotta
nel XIX secolo dal continente americano. La diminuita forza delle acque si palesa
nelle dimensioni sempre minori dei materiali lapidei trasportati, e sempre più
ampie sono le superfici a sabbia fine. Da destra giungono gli inquinatissimi
Torrenti Bronda e Torto, quest’ultimo attraverso
l’abitato di Saluzzo. Superata la piana dove sorge l’Abbazia di Staffarda, da
sinistra confluiscono le acque pulite del Torrente Ghiandone.
Da Villafranca, a dimostrazione della "tranquillità" delle acque, storicamente il fiume è navigabile. Poco più a valle, da sinistra arriva il Torrente Pellice. La qualità idrica del fiume migliora sensibilmente. Non altrettanto si può dire per la varietà e quantità della fauna ittica. Luoghi famosi appena qualche decennio fa per la ricchezza di pesci, sono oggi spopolati.
Colpa
dell’inquinamento, della scomparsa degli ambienti e dello sbarramento, al confine
del Parco del Po Cuneese con quello Torinese, costruito a salvaguardia del Ponte
di Casalgrasso e che di fatto, oltre a proteggere la via di comunicazione,
ha tagliato in due le comunità ittiche, impedendo la risalita a quelle specie
che puntualmente ogni primavera giungevano a riprodursi nel primo tratto del
Grande Fiume. Ma non tutto è perduto.
Il Po ha grande pazienza e forza, basterebbe poco per riportarlo agli antichi splendori: chissà che l’Uomo non giunga infine a maturare un maggior rispetto per quanto lo circonda ed in definitiva per se stesso. I Parchi servono anche a questo.
Liberamente tratto da :www.parcodelpocn.it